Sempre meno anziani si ammalano di demenza. La notizia potrebbe sorprendere se si pensa al notevole incremento dei fattori di rischio vascolare per questa malattia neurodegenerativa come il diabete, l’ipertensione e l’obesità. Ma da uno studio americano apparso su JAMA Internal Medicine emerge anche che ad essere meno a rischio sono le persone con un buon livello di istruzione e chi sta entrando oggi nella terza e quarta età ha almeno un diploma, insomma un livello di istruzione maggiore rispetto ai coetanei di un decennio fa. Nonostante la diminuzione dell’incidenza delle demenze, le malattie neurodegenerative sono comunque in continua e costante crescita a causa dell’invecchiamento della popolazione. L'Oms (Organizzazione mondiale della sanità), calcola che il numero di malati potrebbe arrivare entro il 2050 a 135 milioni. Secondo gli autori dello studio, comunque c’è un «crescente numero di evidenze che questo declino del rischio di demenza è un fenomeno reale e che la crescita del peso delle demenze potrebbe in termini assoluti non essere così ampia come già stimato». I ricercatori hanno analizzato i dati e i risultati dei test cognitivi di oltre 21mila persone over 65 valutando la tendenza del fenomeno nell’arco di dodici anni. Nel 2000, l’11% degli intervistati rientrava nei criteri diagnostici della demenza, nel 2012 era solo l’8,8% del totale. Nel periodo di tempo considerato il numero di anni scolastici era aumentato in media di 12 mesi, passando da 12 anni a 13 anni di istruzione.
Non è solamente il numero di anni trascorsi sui banchi di scuola che conta, ma anche il poter accedere a lavori stimolanti, che accresce quella che i neuro scienziati chiamano “riserva cognitiva”, scudo protettivo in grado di fronteggiare (ed eventualmente ritardare) la comparsa delle malattie neurodegenerative.
(Fonte: tratto dall'articolo)