Nello Zimbabwe i problemi psicologici si risolvono parlando con anziane signore sedute sulle panchine dei parchi. Un abitante su 4 soffre di problemi mentali o depressione in modo più o meno grave, ma su 15,6 milioni di abitanti ci sono solo 13 psichiatri. I problemi sono dovuti alla grande povertà e alla disoccupazione e, a causa della grande superstizione, i malati mentali sono talvolta considerati “indemoniati”. Ad Harare il dottor Dixon Chibanda ha avuto l’idea di formare delle anziane signore all’ascolto e all’aiuto per chi è depresso o ha problemi psicologici, seguendo il solco delle tradizioni africane, dove nei villaggi i giovani andavano dagli anziani per chiedere consigli. Alle “nonne” viene spiegato come migliorare la capacità del paziente di affrontare lo stress mentale, soprattutto ascoltando, e offrendo solo occasionalmente una parola di incoraggiamento. Con almeno sei sessioni di incontro a tu per tu con le signore, le persone sono spinte a parlare dei loro problemi e le panchine sono diventate un posto sicuro per chi affronta la depressione, che nel linguaggio shona si chiama kufungisisa, "pensando troppo". È molto lontano dagli approcci convenzionali alla sanità mentale, ma il progetto panchine dell'amicizia ha cambiato la vita di circa 27.000 zimbabwesi che soffrono di depressione e di altri disturbi mentali. Il programma ha avuto così successo che sarà attuato in altre 60 cliniche del Paese e può essere, grazie anche ai bassi costi, un progetto per l'assistenza sanitaria mentale nei paesi in via di sviluppo.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)