Il Rapporto 2010, realizzato dalla società Ermeneia di Roma (a cura di Nadio Delai), ha inteso guardare agli atteggiamenti dell’intero corpo sociale e non solo della componente più matura di esso, come era nella tradizione più che decennale dell’Associazione 50&Più. Un percorso non consueto.
Può sembrare forse un po’ improprio e magari avventato uscire dalla pura analisi della dimensione anziana per guardare all’insieme delle generazioni e contemporaneamente trattare un tema apparentemente controcorrente come è quello della Vita Buona, vista l’ondata di “vita cattiva” che si ha l’impressione di dover affrontare tutti i giorni (sul piano delle relazioni private come pure – e talvolta ancora di più – delle relazioni politiche e istituzionali). Eppure il sociale oggi invia segnali che, sotto l’apparente ambivalenza, esprimono voglia e speranza di uscire dal ciclo di progressivo impoverimento comportamentale e valoriale che viviamo, pur in presenza di atteggiamenti e comportamenti propri del ciclo precedente. La sostanza della questione è che, vicino alle tante “bolle” che si sono via via sgonfiate nel tempo, c’è anche quella che potremmo definire come “bolla soggettuale”. Essa è cresciuta grazie ad una sorta di ipertrofia dell’Io, con la conseguente manifestazione di tendenze ispirate ad una competizione acuta, ad un individualismo spinto e ad un forte egoismo che si sono manifestati e che si manifestano ancora a più livelli, pur mostrando sempre di più una loro palese inappropriatezza rispetto alla convivenza collettiva e al desiderio del Paese di cambiare passo. Ed è per questo che bisogna avere la capacità di “guardare oltre”, cogliendo i segnali di mutamento o quanto meno le “stanchezze” che emergono sul piano della vita privata e di quella pubblica, senza timore di compiere un salto nel vuoto: infatti nello stesso tessuto sociale che pure manifesta le distorsioni appena richiamate, alberga anche una parallela volontà di ricomposizione, di equilibrio, di migliore convivenza sociale, di nuova spinta solidale.
Per tali ragioni si può parlare dell’esistenza di una domanda di Vita Buona diffusa e tutta da interpretare, che va colta nel processo di mutazione in corso, il quale ha la necessità di trovare parole adeguate per essere opportunamente espresso e collocato all’interno di un nuovo ciclo che chiede di essere portato alla luce. E proprio per guardare oltre si sono voluti misurare i segnali del graduale mutamento di segno presenti nel sociale, tramite un’analisi condotta su un campione rappresentativo nazionale di popolazione italiana adulta. (Fonte: www.50epiu.it)