Non sono i 60enni in più al lavoro che impediscono ai giovani di uscire dalla disoccupazione mala recessione e il declino economico del nostro Paese. I dati Eurostat dimostrano che, la proporzione di “anziani” costretti a lavorare fino a 65 anni e oltre, in Italia è inferiore al resto d’Europa. Sono il 51,8% contro una media europea del 57,2%, mentre in Germania, Svizzera, Svezia si supera il 70%. La differenza è più evidente nel caso delle donne: solo il 41,3% di quelle italiane tra i 55 e i 65 anni lavora, contro il 51% di media UE.
Fuori dall’Italia, dove il 60%-70% dei 60enni è occupato, la fatica del lavoro a questa età non è al centro del dibattito politico. In Italia, però, si lavora male anche a 60 anni e in condizioni di lavoro peggiori; in ambienti meno salubri, in contesti più stressanti, in mansioni più elementari e meno appassionanti. Pochi, ad esempio, possono ricorrere al part time, anche tra i 55-64enni. Il 13,7% contro il 21,8% della media UE. E il divario aumenta tra le donne. E’ la malattia cronica del nostro sistema economico che rende ai 60enni più insopportabile che altrove lavorare. Bruciare miliardi nella revisione della legge Fornero renderà più difficile proprio migliorare il welfare, la produttività delle imprese, tutti quegli elementi che possono consentirci di avvicinarci ai Paesi più avanzati,dove lavorare a 60-65 anni non è una tragedia.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)