Di molti racconti si perde traccia. L’intermittenza della memoria, che può caratterizzare il processo di invecchiamento, sembra estendersi alle storie e alle persone, ai luoghi formali e informali della cura, rendendo, a volte aspro e irregolare il percorso di avvicinamento, l’investimento personale e professionale.
È soprattutto attraverso il lavoro della memoria, saggio filtro o fragile strumento, che la cura, intesa come relazione, trova una fibra, in fondo resistente che, nella continuità del riconoscimento dell’altro, sostiene la prassi e la concretezza del gesto quotidiano.
Se ricordare significa dunque avere un ricordo ma anche mettersi alla ricerca di questo, l’anziano e l’operatore diventano entrambi pienamente partecipi dei processi che si sviluppano nell’incontro.
Gli Autori propongono modelli teorici e di intervento di matrice psicoanalitica e cognitivista. Il testo si rivolge agli studenti universitari e agli operatori dei servizi che abbiano un interesse a cogliere l’intreccio dinamico che quotidianamente si compone tra teoria e prassi operative nei percorsi di cura con l’anziano.
È questo un ambito che può essere assunto come esempio emblematico di ricerca avanzata di integrazioni.
Tra le cure specialistiche e la cura dell’ambiente di vita, tra le professioni di area psico-sociale e il mondo medico, tra le richieste di razionalizzazione organizzativa e la ricerca di modelli di qualità, la cura dei legami e il rispetto delle soggettività suggerisce continuamente la ricerca di una prospettiva etica di riferimento. (Fonte: www.libreriadelsanto.it)