Sono aumentati i donatori di organi anziani, la media infatti ora è ultrasessantenne, mediamente iperteso e appesantito, con problemi vascolari e cerebrali. Spiega Antonio Amoroso, direttore del Centro Regionale Trapianti Piemonte-Valle d’Aosta che la medicina prende atto di questo «E lo fa nel solo modo possibile, stante l’aumento della domanda e le tecniche all’avanguardia di cui dispone, servendosi di organi che fino a non molto tempo fa, in termini di qualità, sarebbero stati scartati dai centri-trapianto». Gli organi invece funzionano bene e nel trapiantato garantiscono prestazioni migliori. Questo grazie al fatto che durante la fase di passaggio tra prelievo e trapianto, grazie alle perfusione, l’organo viene rigenerato. La “perfusione” viene effettuata attraverso sofisticati macchinari dove appunto gli organi vengono rigenerati: viene migliorato il livello circolatorio e l’ossigenazione dei tessuti e ridotta la mortalità delle cellule tra prelievo e trapianto. Il trattamento è trasversale per tutti gli organi e da gennaio il Centro Nazionale Trapianti procederà ad un monitoraggio delle perfusioni per valutare i margini di diffusione. Questa tecnica può essere usata anche per le donazioni “a cuore fermo". Tutto questo però rispettando i “range”, i limiti di età degli organi donati: per il fegato 90 anni, per il rene mediamente 70-75, mentre per cuore e polmone 60 anni circa. E fatta salva l’autonomia decisionale di ogni centro-trapianto, e di ogni chirurgo.