A Torino è stato fatto uno studio sperimentale su 30 anziani piemontesi con l’Alzheimer, realizzato nel polo universitario ospedaliero San Luigi di Orbassano dal geriatra Fausto Fantò, primario di Geriatria e dalla psicologa Chiara Niger. I pazienti sono stati sottoposti a giochi di memoria e logica, ed hanno dimostrato come l’allenamento mentale possa prevenire e circoscrivere la demenza senile. Dice Fantò «Dopo la stimolazione cognitiva c’è un miglioramento, con un incremento medio statisticamente valido nei test di valutazione dell’efficienza intellettiva, ma anche nella qualità della vita. Il training apporta da subito benefici nel rallentare la malattia, soprattutto se proseguito nel tempo. A testimoniarlo «sono i famigliari, che assistono i malati. Il più grande traguardo è migliorare la qualità di vita degli anziani, anche solo permettendo loro di ricordare autonomamente di prendere le medicine». Gli esercizi possono essere svolti anche in autonomia, ma in caso di demenza conclamata è meglio in gruppo, perché nell’Alzheimer la socializzazione ha un ruolo terapeutico e l’attività di gruppo è più narrativa: «Si rievocano situazioni del passato da riflettere in azioni quotidiane. Uno sforzo non banale per chi ha l’Alzheimer», afferma la dottoressa Niger. Tra i consigli per chi non ha ancora problemi leggere a alta voce e fare giochi enigmistici come Sudoku (il migliore) o il Bersaglio. La degenerazione cerebrale può iniziare già a 30 anni e spesso si scopre di avere l’Alzheimer anni dopo l’esordio.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)