Grazie ai passi avanti compiuti nelle analisi effettuate tramite questa metodica da un gruppo di ricercatori, diventa più chiara e precisa l’identificazione dei soggetti con deficit cognitivo che evolverà nella malattia. Tramite un software l’encefalo viene suddiviso in sezioni e ‘regioni’ di cui si analizza con tecniche statistiche avanzate il segnale metabolico. L’esame più utilizzato per mettere in evidenza eventuali alterazioni anatomiche ippocampali o corticali caratteristiche della malattia di Alzheimer è la risonanza magnetica, ma in un caso su cinque questa metodica non caratterizza con certezza la natura dello stato patologico e del suo sviluppo. Marco Pagani dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche (Istc-Cnr) in collaborazione con Fabrizio De Carli dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare (Ibfm-Cnr), con il dipartimento Ambiente e salute dell’Istituto superiore di sanità, con il dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Genova e con il Karolinska Hospital di Stoccolma, studia da anni il modo di ottimizzare le analisi dei dati del metabolismo cerebrale attraverso il ricorso a un’altra tecnica, la tomografia ad emissione di positroni (Pet). I risultati delle ricerche, che confermano prestazioni migliori della Pet nella predizione della malattia di Alzheimer, sono stati pubblicati nel mese di novembre sull’European Journal of Nuclear Medicine Molecular Imaging.
(Fonte: tratto dall'articolo)