Secondo uno studio sul tema, la durata media di un colloquio dal medico è di 17 secondi. Un numero che parla da sé, e che lascia ampiamente intuire i motivi per cui, spesso, i pazienti o le loro famiglie non si sentano ben accolti, o ben seguiti, nelle strutture ospedaliere.
Quando si parla di anziani, poi, la situazione di solito può solo peggiorare: «Oggi - spiega la professoressa Rossana De Beni, ordinaria di Psicologia all'Università di Padova e docente di Psicologia dell'Invecchiamento - l’anziano è considerato malissimo: verso di loro c’è un pregiudizio più forte di quello di etnia e di genere. Tutti hanno diritto alla sanità, ma a volte agli anziani l'intervento viene negato. C’è la possibilità delle complicazioni, ma non solo. Quando si parla di anziani ci sono in ballo questioni etiche, di welfare, intergenerazionali. I vecchi sono sempre esistiti, ma prima erano pochi mentre oggi sono la regola, sono una parte crescente della popolazione. C’è stato un periodo storico, non così lontano, in cui di nonni quasi non ce n'erano. Oggi, al contrario, ci sono sempre più bisnonni. Non si parla più solo di terza età, ma di longevità: un cambiamenti che non si deve alla medicina, ma agli stile di vita. Se le donne vivono di più, lo devono più all'invenzione della lavatrice che ai farmaci».
La vita più lunga, d'altro canto, può essere una risorsa, che tuttavia necessita di un investimento e di un cambiamento culturale. «I dati Istat - continua De Beni - parlano di un aumento considerevole e significativo della popolazione anziana, particolarmente forte nell'onda dei “baby boomers”, cioè le persone nate dopo la guerra, dal 46 alla fine degli anni '50. Queste persone hanno ancora molti anni di vita davanti a sé. Anche gli psicologi sono chiamati a fare molto: rispondono sia dal punto di vista della ricerca sul funzionamento del cervello, sia sul sostegno cognitivo».
(Fonte: tratto dall'articolo)