I dati del rapporto “Occupazione e sviluppi sociali in Europa” della Commissione Europea mettono in fila tutti i record negativi dei giovani italiani. Ad esempio, che abbiamo il 19,1% di Neet (giovani che non studiano e non cercano lavoro) quasi il doppio rispetto alla media continentale. Siamo al terzo posto in Europa per disoccupazione giovanile (non trova lavoro il 37,8% dei giovani ). Siamo il Paese in Europa dove i giovani trovano i lavori peggiori e peggio pagati. Nonostante tutto, questa non è una questione generazionale. Raccontarla solo come un furto intenzionale da parte degli anziani sui giovani impedisce di focalizzare le vere questioni su cui siamo seduti, da decenni. Aver rinunciato ad affrontarla ha fatto esplodere la questione generazionale. I giovani dovrebbero saperlo per capire per cosa e con chi prendersela. È un problema di Mezzogiorno dove i Neet sono il doppio rispetto al nord (37% contro 17%). È un problema di specializzazione economica e valorizzazione delle competenze; l’Italia è uno dei Paesi col più alto tasso di disoccupazione tra le persone con una laurea o più e ha un sistema produttivo a bassa intensità di capitale umano specializzato. Non a caso, in Silicon Valley ( culla del lavoro ad altissima specializzazione) il problema è speculare: a faticare nel trovare lavoro sono i cinquantenni. È inoltre un problema di rendite di posizione e di diritti acquisiti. L’Italia è un Paese di circoli chiusi, ordini professionali, piccole e grandi caste dove i tagli alla pubblica amministrazione si fanno bloccando il turnover; in cui le riforme del lavoro e delle pensioni non valgono per tutti. Un disoccupato anziano dovrebbe avere gli stessi problemi di precarietà di un disoccupato giovane. Solo che i giovani disoccupati sono molti di più. Infine, è un problema di debito pubblico giunto ormai al 133% del Prodotto interno lordo.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)