La regione Piemonte è scesa in campo con le associazioni che tutelano le famiglie per difendere contro il governo i cosiddetti extra-Lea. Che sono qualcosa di più dei «Livelli essenziali di assistenza» rivisti recentemente dal ministero. Servono a supportare le famiglie che hanno in casa un anziano o una persona bisognosa di assistenza che non ha però bisogno del ricovero presso una struttura sanitaria, cosa che porta ad un risparmio per i conti della sanità pubblica. Questa è la contraddizione che ha portato le regioni italiane contro il governo. Il quale ha stanziato per tutto il Paese circa 600 milioni per gli extra Lea, individuandoli solo nelle prestazioni a domicilio di medici e infermieri, senza considerare che un anziano va seguito, magari da una badante, anche tra una visita del medico e l’altra. Quindi questo extra-Lea ignorato è finito a carico della famiglia se ha un reddito Isee medio-alto e a carico dei Comuni se la famiglia è più povera, scelta che mette in crisi tutti e due i soggetti. La Regione Piemonte ha approvato due ordini del giorno che la impegnano ad attivarsi affinché l’assistenza domiciliare delle persone non autosufficienti sia inserita nei nuovi Lea e coperta dal Servizio sanitario nazionale. Viene anche richiesto il riconoscimento anche delle «prestazioni fornite in modo informale dai familiari» con il riconoscimento di un contributo forfettario.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)