L’Italia figura terza tra i Paesi con la maggiore aspettativa di vita: il 35% degli italiani ha più di 65 anni, e il 10% ne avrà più di 80 nel 2060. Metà degli anziani ha più malattie croniche contemporaneamente e consuma molti farmaci, perché vede medici diversi a seconda della patologia, i quali seguono le linee guida delle loro società scientifiche. Ma le linee guida non derivano da studi su anziani, che di solito presentano malattie multiple, ma sono basate sulla malattia singola. L’ultraottantenne oggi consuma in media 6 farmaci al giorno, spesso 10 o più, portando problemi a livello economico, infatti gli anziani assorbono il 60% del costo dei farmaci per il Servizio Sanitario Nazionale. Inoltre la polifarmacoterapia è una malattia, che aumenta mortalità, invalidità e ricoveri in ospedale. I farmaci multipli possono interagire tra loro, annullando o potenziando l’effetto, e poi più sono i farmaci prescritti e più è probabile dimenticare di prenderli i farlo in modo inadeguato. Il rimedio a questa situazione è di far si che ci sia un medico generalista (di famiglia, internista, geriatra) che controlli le diverse prescrizioni degli specialisti e faccia “riconciliazione”. Deve cioè raccogliere documentazione dei farmaci assunti; controllare i dosaggi, la frequenza e l’ora di somministrazione; vedere se vi sono interazioni e incompatibilità. Infine controllare che il paziente assuma effettivamente i farmaci e se sono indicati ed efficaci. Tutto questo coinvolgendo sia l’ammalato che la sua famiglia nelle decisioni, e cercando di ridurre il numero dei farmaci, tornando alla medicina basata sulla persona e a un più stretto rapporto medico-paziente.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)