«La guarigione è legata anche alle circostanze », diceva il padre della medicina Ippocrate e negli ultimi anni negli ospedali italiani si sta adottando questa filosofia. Nei grandi atri e lungo i corridoi si allestiscono mostre di quadri, statue, installazioni, nelle sale d’attesa vengono ospitati concerti e letture di poesie. Addirittura, al Policlinico Gemelli di Roma una sala cinematografica di 130 posti, di cui 15 per le carrozzine e dieci per i letti. Perché l’arte non è considerata più solo balsamo per l’anima e mente, ma anche una medicina per il corpo malato. «I colori allegri accorciano i tempi del recupero: si viene dimessi dall’ospedale prima e meglio», spiega Vittorio Pavoni, direttore della Terapia intensiva del Santa Maria Nuova di Firenze. «Danno un impatto visivo vivace e rasserenante che rende l’atmosfera più umana: così si riduce la sindrome da stress post traumatico, perché quando una persona esce dallo stato d’incoscienza ha stimoli piacevoli da cui ripartire, su cui ricostruire la memoria. Inoltre l’arte riduce la componente psicologica del dolore: distrae il paziente e consente un minor ricorso ad ansiolitici e antidolorifici». Tante le iniziative per decorare gli ospedali, spesso anche con la collaborazione del personale e dei degenti, a volte supervisionati da artisti di fama. Anche la musica è importante, e di conseguenza, si tengono concerti e letture di poesie in molti ospedali, poiché gli studi dimostrano che chi fruisce di cultura gode di un maggior stato di benessere, vive più a lungo ed è esposto a un minor rischio di infarto o Alzheimer. Infatti tra i vari stili di vita consigliati per la salute, oltre a attività fisica e alimentazione, dovrebbe esserci anche il consiglio di dedicare del tempo a poesia, pittura o scultura. Per alcuni il punto di partenza per progettare un nuovo welfare e ridurre i costi della sanità è proprio la cultura.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)