Sono stati appena pubblicati due studi, uno americano e l'altro svedese che mostrano la possibilità di poter diagnosticare l’Alzheimer, almeno in una prima fase, tramite un esame del sangue, a cui poi andrà associata probabilmente una risonanza magnetica per rilevare altre malattie che possono portare a disturbi cognitivi.
li studiosi auspicano di poter eseguire inizialmente l'analisi del sangue alle persone che soffrono di disturbi della memoria per poter così identificare coloro che devono essere indirizzati a centri specializzati o sottoposti a terapia.
Fino ad ora, oltre a semplici test memonici non specifici, per identificare l’Alzheimer i medici debbono ricorrere ad esami complicati e costosi, in particolare l'imaging cerebrale mediante scansione PET (tomografia ad emissione di positroni) o analisi del liquido cerebrospinale ottenuto da puntura lombare.
Gli autori degli studi appena pubblicati invece misurano il livello della proteina plasmatica di tau (pTau181) mediante un esame del sangue, poiché l'accumulo di proteina tau fosforilata nei neuroni è uno dei due meccanismi coinvolti nella malattia di Alzheimer, insieme all'accumulo di placche amiloidi tra i neuroni. Hanno così appurato che il livello di pTau181 è tre volte più alto nella malattia di Alzheimer rispetto ai soggetti sani, che il dosaggio di pTau181 è ben correlato ai depositi di proteine tau osservati nella scansione PET ed è anche correlato all'atrofia della corteccia cerebrale nelle regioni tipiche della malattia di Alzheimer. E’ evidente che la possibilità di identificare la malattia tramite l'analisi del sangue rende più veloce l’identificazione dei candidati per gli studi terapeutici.
Inoltre permetterà, quando sarà standardizzato, di informare i singoli pazienti su ciò che li attende.
L’esame potrebbe essere pronto e disponibile in 5 anni.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)