Attorno alla data del 15 novembre, “Giornata nazionale contro la Solitudine dell’Anziano”, sono state realizzate una serie di attività, a cura dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria.
La principale è stata la terza Giornata nazionale sul tema, organizzata per via telematica. Il tema è stato: “La città e le sue solitudini”, un titolo, poi sviluppato nel corso del meeting, che voleva mettere in luce come la città sia il luogo della vita collettiva, con le sue ricchezze, ma anche della solitudine di chi non trova nella vita comunitaria punti di appoggio al suo dolore e, ancor meno, risposte nel momento del bisogno.
Il convegno, organizzato e diretto dai professori Diego De Leo e Marco Trabucchi, si è specificamente incentrato sulla solitudine dell’anziano nella sua casa e sulla solitudine di chi vive nelle Rsa. Inoltre, ha affrontato anche il tema delle “solitudini popolate”, vissute dai medici e dagli altri operatori sanitari. Si è poi dipanato sulla descrizione dei danni che la solitudine arreca alla vita della persona anziana e sulla ricerca di risposte possibili perché le solitudini vissute nei vari luoghi della vita e del lavoro possano essere evitate o quantomeno lenite.
La città che è stata pensata e costruita come luogo dell’incontro, è diventata una realtà che di fatto impedisce lo stare insieme; restano quindi solo gli aspetti negativi, violenza, inquinamento, servizi inadeguati, con enormi difficoltà per una vita serena dell’anziano.
Nabokov descrive la solitudine come “il campo di gioco di satana”. “Una descrizione perfetta – conclude Trabucchi – perché nella mente di chi è solo cresce ogni possibile dolore, il desiderio di allontanare e sconfiggere l’altro, l’invidia, il risentimento, l’attesa della morte: modi di pensare che rendono la vita dell’anziano un deserto senza senso e senza futuro”.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)