Lo scompenso cardiaco è una malattia cronica ed invalidante, anche perché caratterizzata dalla concomitanza con altre patologie croniche di cui spesso soffre l’anziano. Sebbene sia poco conosciuta risulta essere la prima causa di ricovero tra gli ultra sessantacinquenni e la prima causa di morte tra le patologie cardiovascolari. Nonostante questi dati in Italia rimane una delle patologie meno considerate.

Eppure, nel Paese, circa 1 milione di persone soffre di scompenso cardiaco e la percentuale cresce con l’età. In termini numerici la patologia colpisce l’1% delle persone al di sotto dei 65 anni, il 7% di coloro che hanno tra i 75 e gli 84 anni e fino al 15% degli over 85. Ne sono soggetti con maggior frequenza gli uomini rispetto alle donne, con una media – rispettivamente - di 15 casi su 1000 e 12 su 1000. Inoltre lo scompenso cardiaco è la più comune causa di ricovero tra gli over 65, nonché il principale motivo di riammissioni non pianificate e, secondo le stime, è destinata a divenire, entro il 2020, la terza causa di decessi al mondo.

Tuttavia, la mancanza di una diagnosi precoce e di centri specializzati, a fronte di una altissima incidenza di situazioni emergenziali, hanno fatto sorgere l’esigenza di costituire l’Associazione nazionale scompensati cardiaci.

L’Associazione, nata nel 2014 dall’iniziativa di un gruppo di pazienti, ha come fine la formazione e l’informazione del paziente e dell’eventuale caregiver, dal momento che la diagnosi precoce e lo stile di vita possono ridurre significativamente le situazioni acute. Come sottolinea la sua presidente, Porzia De Nuzzo, “La diagnosi precoce e la prevenzione, ma anche l’avere a disposizione una rete efficiente di Centri sul territorio e un conseguente accesso alle più moderne terapie, rappresentano gli elementi fondamentali per giungere a risultati concreti”.