La Corea del Sud in questo momento sta affrontando il momento di maggiore declino nell’occupazione dal 1999. Situazione che comporta il bisogno di un dibattito ed un ripensamento sulle prospettive post-pandemia e su una cultura aziendale ancorata a vecchi schemi, dove è apprezzata (e spesso richiesta) una dedizione totale al lavoro.
Ciò comporta un'emarginazione di donne e giovani.
Da una recente indagine della Camera del Commercio e dell’Industria coreana risulta che la percentuale di coloro che ritengono essenziale il lavoro straordinario nella fascia d’età da 50 anni in su è del 42,8%, mentre nella fascia tra i 20 e 30 anni si riduce al 26,9%. Molto simile al rapporto che riguarda la disponibilità di sacrificare la vita personale per quella lavorativa (66,7% contro il 35,2%).
Va però sottolineato che la fascia dei trentenni ha orari più lunghi e prende meno stipendio, come da tradizione aziendale. Si evidenzia quindi una situazione che presenta un crescente gap generazionale, con il grosso rischio di sfruttamento dei giovani e di crescita di possibilità di conflitto tra dipendenti di età diversa, che può portare ad una perdita di competitività per l’azienda.
Il problema è minore nel settore finanziario, dove invece sulla stabilità sembrano prevalere le esigenze di dinamismo e capacità.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)