La disuguaglianza provoca stress, turbe mentali, disordini emotivi, abuso di droghe e obesità. Questa l’ipotesi degli studiosi Kate Pickett e Richard Wilkinson nel loro libro «L'equilibrio dell'anima» (Feltrinelli), sequel di «La misura dell'anima». Nel volume, scritto dopo 10 anni di crisi globale, si illustrano le conseguenze della disuguaglianza sul modo in cui ci sentiamo e ci comportiamo. Si è notato che più ampia è la “forbice” tra i redditi della popolazione, più i rapporti sociali sono compromessi, la gente si fida di meno e la comunità è debole. In breve: le differenze di classe influenzano ogni tipo di relazione, e a pagarne le conseguenze è tutta la popolazione, anche chi economicamente sta meglio.Per questo, secondo Pickett, per risolvere l'epidemia di cattiva salute mentale nei Paesi occidentali, bisognerebbe concentrarsi sulla prevenzione riducendo la disuguaglianza, piuttosto che richiedere più servizi. Anche perché, secondo la teoria del testo, dopo un certo livello di benessere, più ricchezza non vuol dire vivere meglio.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)