Il sonno protegge tutta una serie di problemi, tra cui le malattie neurodegenerative.

Biancamaria Guarnieri, neurologa e responsabile del Centro di Medicina del sonno della casa di cura Villa Serena a Città Sant’Angelo, da anni studia la relazione tra sonno e Alzheimer.
I malati possono infatti avere dei disturbi del sonno nelle fasi avanzate, procurando ai caregiver grossi problemi, tanto da costituire una delle maggiori cause di ospedalizzazione dei malati. Ci sono però alcuni accorgimenti che possono aiutare.
Ad esempio non usare troppi sedativi in caso di apnee ostruttive del sonno ma curargliele, magari usando un ventilatore maneggevole per aiutarlo a respirare.

Ma attenzione, perché un sonno di cattiva qualità può aumentare la deposizione della proteina beta-amiloide a livello cerebrale, cambiando i biomarcatori liquorali, in persone non ancora clinicamente malate. Un buon sonno è quindi protettivo rispetto alle demenze.

Ilde Pieroni, ricercatrice dell’università di Firenze, sta lavorando sulla cura delle apnee ostruttive nel sonno, grazie alla quale c'è un rallentamento di progressione della malattia di Alzheimer.
La maggior parte di coloro che si rivolgono ai centri di medicina del sonno per le apnee sono uomini (70%) perché nelle donne i sintomi sono più subdoli e meno facilmente individuabili. Per questo arrivano più tardi a fare controlli e sono quindi maggiormente esposte alle demenze.