La Giornata Mondiale del Morbo di Parkinson è giunta quest’anno - 11 aprile 2021 - alla sua 25esima edizione. A istituirla nel 1997 è stata l’EPDA, European Parkinson’s Disease Association, a 80 anni dalla nascita di James Parkinson, scopritore del morbo.
Il Parkinson, che in Italia colpisce circa 350.000 persone, è una malattia neurodegenerativa le cui cause restano tuttora in parte ignote. I sintomi si manifestano intorno ai 60 anni di età. Il sintomo più conosciuto è il tremolio delle mani, dovuto alla perdita di un numero cospicuo di cellule nervose che producono dopamina, sostanza neuro-trasmettitrice fondamentale per il controllo dei movimenti.
Le ricerche più recenti fanno ritenere che la predisposizione al Parkinson – non la malattia in sé – possa avere origini genetiche. Oltre al fatto che, per contrarre il morbo, è necessaria un’esposizione a fattori ambientali sfavorevoli o poco salutari come il contatto con sostanze e ambienti tossici, l’assunzione eccessiva di farmaci o uno stile di vita poco sano.
Sebbene questa tesi sia ancora tutta da dimostrare, la dopamina - che i malati di Parkinson assumono come cura al loro disagio - sembrerebbe avere effetti di contenimento del contagio da Covid. Un malato di Parkinson non presenta comunque maggiori rischi di contrarre il Covid rispetto ad altri soggetti. Semmai i problemi sorgono dal fatto che la malattia spesso si accompagna a fenomeni di co-morbilità legati all’età. Inoltre, gli handicap motori di cui soffre normalmente un malato di Parkinson rendono più difficile osservare le misure di prevenzione contro il contagio che normalmente si adottano. Il maggiore rischio, dunque, non sta nelle condizioni cliniche specifiche, ma nella maggiore esposizione al contagio che i malati di Parkinson riscontrano così nella loro quotidianità.
(Fonte: tratto dall'articolo)