In Italia il vero problema dell’immigrazione riguarda milioni di famiglie, soprattutto di italiani, che hanno una persona non autosufficiente. Bisogna inoltre considerare che nei prossimi decenni la popolazione di ultra 85enni è destinata a triplicarsi, diventando il 10% della popolazione, e che la loro cura è, quasi esclusivamente, demandata ai lavoratori domestici, per lo più immigrati non regolari. Da 10 anni però abbiamo chiuso le frontiere, rinunciando a varare decreti flussi con quote per colf e badanti minimamente in linea con la domanda di lavoro. In questo modo è aumentato il lavoro nero.
I lavoratori domestici extra-comunitari iscritti alla gestione Inps è ora ridotto di un quarto, non compensato dall’aumento dei lavoratori comunitari o italiani. Le badanti rimaste e regolari sono invecchiate (erano trentacinquenni in media, adesso sono ultracinquantenni) in un lavoro dove la forza fisica conta. Bisogna regolarizzare colf e badanti, anche perché ciò porterebbe ad un aumento dei contributi versati all’Inps. Bisognerebbe poi prevedere per gli anziani una terza via tra ricovero e isolamento a casa.
Come avviene in altri Paesi, aggiungere all’assistenza domiciliare di una badante o dei famigliari, anche assistenza domiciliare personalizzata, coinvolgendolo in servizi pubblici collettivi, che sono occasioni per socializzare. C’è il programma Home Care Premium ideato e gestito dall’Inps, dove i beneficiari ricevono, oltre a un contributo alle spese per le badanti, servizi integrativi forniti da ambiti territoriali sulla base di un piano di assistenza individuale. Questo programma funziona però solo se l’assistente a domicilio è regolarizzata e il datore dichiara effettivamente le ore lavorate.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)