Il professor Leonardo Lopiano, direttore Neurologia universitaria della Città della Salute di Torino, non ha dubbi sulla formula che caratterizza l'ambulatorio sperimentale attivato dall'Asl cittadina: per il paziente il migliore approccio è quello multidisciplinare. Afferma infatti che “Insieme, gli specialisti possono affrontare meglio i problemi di una malattia progressiva. Un altro fattore positivo è la probabile presenza di infermieri professionali per informare i care giver sulle problematiche domiciliari. Insomma, si completa l'approccio terapeutico assistenziale sotto tutti i punti di vista”.
Il Parkinson è una malattia progressiva sulla quale si può intervenire per fasi, inizialmente con una serie di terapie farmacologiche e successivamente ricorrendo a più terapie, anzitutto quella infusionale, basata sull'infusione sottocute di un farmaco per 10-12 ore al giorno, che permette di ridurre l'assunzione per via orale. Un'altra opzione consiste nel somministrare un farmaco direttamente nel duodoeno, consentendo un assorbimento regolare per 10-12 ore. I benefici? Così si bloccano i movimenti improvvisi e involontari. Poi esiste la terapie neurochirurgica, che fa ricorso alla stimolazione elettrica cerebrale o alla neuromodulazione. Sono però al momento terapie accessibili solo a pazienti selezionati. Si muore di Parkinson? “No, - afferma Lopiano - , semmai, si muore per le complicanze legate al Parkinson”.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)