La musica può diventare una via di accesso alla mente degli anziani che, nonostante il deterioramento cognitivo, conservano abilità e competenze musicali fondamentali (intonazione, sincronia ritmica, senso della tonalità). Perciò inizia ad essere interessante per le neuroscienze come possibile presidio terapeutico. Anche se la sua efficacia è largamente condizionata dallo stato e mentale dell’anziano, ascoltare musica e la musicoterapia rientrano fra i presidi non farmacologici in caso di disturbi del comportamento. A questo proposito si parla di “music healing” ( toni musicali capaci di guarire): l’azione del brano musicale scelto (o prescritto) si basa anche su esperienze personali del passato (memoria autobiografica); la sua azione si manifesta su tutto il corpo con potenziamento di sistemi regolatori come l’immunità, con l’attivazione del sistema parasimpatico e con la riduzione della produzione degli ormoni dello stress. I toni musicali capaci di guarire (healing) attivano i centri nervosi che aiutano la salute cognitiva anche in presenza di malattie neurodegenerative di vario tipo. Il sistema limbico decodifica i suoni in base al ritmo e al contenuto armonico separandone il contenuto semantico ed informativo da quello delle sensazioni (emisfero destro del cervello che attiva la creatività). La musicoterapia nei dementi istituzionalizzati riduce l’utilizzo di farmaci neurolettici riducendo l’ agitazione che causa la loro prescrizione.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)