L'Inps, durante la pandemia ha lasciato in arretrato 1,7 milioni di pratiche di invalidità.
Oltre al ritardo cronico si è aggiunto lo stop da marzo a maggio per il Covid, peggiorando la giacenza del 30%. Un ritardo gravissimo, che da ottobre è oggetto di una verifica interna, che è andato a pesare soprattutto sui più fragili.
I ritardi infatti sono concentrati soprattutto nelle prime visite, quelle che accertano l'invalidità civile e ne determina la percentuale. Dopo questa si può accedere agli ausili e ai sostegni economici e i diritti, permessi congedi e 104. E se i soldi si possono recuperare con gli arretrati, questo non è possibile con i diritti.
Ed è qui il grosso del numero delle pratiche in ritardo, 1,2 milioni si riferiscono alla visita di prima istanza. Sullo sfondo un problema tra Inps e regioni, poiché la legge 111 del 2011 autorizza le regioni a pagare l'Inps perché sia l'Istituto ad occuparsi di tutto. Hanno aderito per ora solo 7 Regioni, di cui solo Basilicata, Lazio, Calabria con tutti i comuni. Poche, ma comunque i nuovi dati confermano che fanno meglio le Regioni dell'Inps. Tra i casi peggiori Roma, dove ci sono 155mila domande non evase e Napoli con 150mila. A causa dell'emergenza Covid gli invalidi sono stati lasciati soli. uniche eccezioni i malati oncologici e gravissimi.
L'Inps ha ora approntato un piano per smaltire, che prevede anche l'assunzioni di nuovi medici, visto che la maggior parte di quelli in pianta organica sono precari. Andrebbero rivisti anche i compensi, che non superano i 1.500 euro al mese e possono essere di 30 euro lordi all'ora, cosa che ovviamente non attira i giovani medici.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)