I benefici della pet therapy, la terapia assistita con animali d’affezione, sono cosa risaputa. Non a caso il Ministero della Salute ha tracciato le linee guida sulle attività con “animali terapeuti” istituzionalizzando la procedura. Anche su scala locale, il modello sta prendendo piede e l’Usl 2 ha deciso di fare di più: creare un apposito percorso per l’entrata in corsia dei quattro zampe e per incentivare vaccinazione e la prima visita veterinaria per aiutare padroni anziani e indigenti. A questo proposito si pensa di estendere il protocollo a tutto il Veneto. Una notizia accolta con gioia dagli amanti degli animali, che richiederà tuttavia alcuni accorgimenti. Il punto più delicato sarà stabilire quali animali hanno i requisiti per poter entrare in reparto e quali invece no. Il tema cruciale è l’educazione del proprio cane ed e' inoltre necessario fare delle valutazioni mirate. La prima riguarda l’igiene dell’animale che entra in un luogo “sensibile” qual è l’ospedale, la seconda concerne, la compresenza con altri pazienti in camera che potrebbero non gradire. Problemi che avranno una facile risposta, come dimostrano i precedenti. Emblematico il caso trevigiano di Pepito, simpatico meticcio che ha avuto il permesso di entrare nella terapia intensiva del Ca’ Foncello per andare a trovare Paola, la sua amata padrona, ricoverata per una brutta emorragia cerebrale nel 2016. In quell’occasione, come in un’altra ventina di casi, i cani come Pepito vengono valutati da un veterinario, sotto il profilo della salute e comportamentale. Una volta superato il “test” si procede con la visita veterinaria e con il passaggio in toelettatura per la pulizia del pelo. Dopodiché l’incontro avviene in un ambiente dedicato, alla presenza di un familiare conduttore e del personale sanitario. Pepito si è rivelato «un antibiotico naturale» capace di incoraggiare Paola a superare la malattia. È evidente che il momento dell’incontro tra animale e paziente va preparato nel dettaglio, l’educazione del cane richiede sempre la consapevolezza del padrone a non mettere il cane a disagio, portandolo in un ambiente a cui non è abituato. Secondo gli esperti, «creare un percorso ospedaliero per l’incontro animale-paziente è una buona idea e può diventare lo spunto per lavorare di più sull’educazione cinofila.
(Sintesi redatta da: Mayer Evelina)