Vittorio Vavassori, responsabile dell'Unità operativa dell'Ospedale Humanitas Gavezzani di Bergamo, afferma che esiste una tecnica mininvasiva capace di ridurre al minimo il rischio impotenza intervenendo sulla ghiandola senza coinvolgere organi vicini come la vescica e il retto. "Si chama brachiterapia, ed è una forma di radioterapia che prevede l'impianto permanente di piccole sorgenti radioattive all'interno della prostata". La brachiterapia è indicata in casi selezionati:"Quando il tumore della prostata ha minime possibiltà di diffondersi, il paziente non deve avere una prostata voluminosa, infine non deve essersi sottopoposto a un'operazione di chirurgia disostruttiva per ipertrofia prostatica benigna. La brachiterapia viene effettuata in genere in anestesia epidurale e richiede un ricovero di alcuni giorni. Una volta a casa, va eseguita una terapia a base di farmaci alfalitici per alcuni mesi.
(Sintesi redatta da: D'Amuri Vincenzo)