Per una giusta e urgente riforma nazionale dell’assistenza agli anziani non autosufficiente (Long Term Care), bisognerebbe ampliare le risposte già fornite oppure migliorarle, agendo su 4 direttive. Primo, un maggiore coordinamento tra la filiera dei servizi e interventi sociali (Comuni), quella dei servizi socio-sanitari (Regioni) e l’indennità di accompagnamento (Stato). Secondo, un incremento dei servizi alla persona. Terzo, la revisione dell’indennità di accompagnamento, differenziandone gli importi. Quarto, la riduzione dei ritardi sofferti dalle regioni più deboli.
Prima della pandemia gli anziani non autosufficienti erano, tra i gruppi interessati al welfare, quello meno considerato dai decisori nazionali. Oggi lo scenario è mutato e l’obiettivo di rafforzare l’assistenza agli anziani ha ottenuto una nuova legittimazione, insieme ad una maggiore disponibilità di fondi per la Sanità attraverso i fondi della Comunità Europea. Il primo intervento potrebbe essere la creazione di una maggiore occupazione nel settore dei servizi alla persona, tra questi quelli di welfare e l’assistenza agli anziani. Il progetto futuro dovrebbe consentire al nostro Paese di non fermarsi alla sola rivendicazione di maggiori fondi da parte dello Stato, altrimenti si rischierebbe di reiterare le attuali criticità strutturali.
Alcuni insistono sull’assistenza domiciliare come alternativa alla struttura, ma di fatto questa sistemazione oggi è riservata solo ai casi di anziani che richiedono cure qualificate che non possono essere prestate a casa. È chiaro che bisogna investire maggiormente in soluzioni domiciliari e intermedie, in uno sforzo aggiuntivo e non alternativo a quello per la residenzialità. Finanziamenti a parte, uno spazio importante è da riservare alla progettazione delle risposte per gli anziani non autosufficienti. Infatti nel nostro sistema individuiamo alcune criticità di fondo.
L’ADI (Assistenza domiciliare integrata) offre in prevalenza interventi di natura medico-infermieristica rivolti a singole prestazioni. I servizi domiciliari comunali hanno un ruolo residuale perché sono incentrati su un paradigma socio-assistenziale che considera anche la mancanza di reti familiari e risorse economiche. Le Unità valutative territoriali poi, spesso incontrano difficoltà a compiere una vera presa in carico, a connettere i diversi interventi in una logica di rete. Infine, il settore degli anziani non autosufficienti affetti da demenza fatica a trovare adeguate risposte ai servizi domiciliari.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)