La riserva cognitiva, come l’intelligenza, ha una componente genetica ma sembra dipendere ancora di più da variabili socioeconomiche. Un gruppo di ricercatori dell’Irccs Medea l’ha indicizzata con l’aiuto dell’economista Gianni De Fraja e ha valutato le performance di ogni paziente tenendo conto anche della sua biografia. L’effetto più forte ce l’ha l’istruzione, poi gli stimoli sul lavoro. La residenza ha un effetto minore ma influenza relazioni e sfide quotidiane.
Combinati insieme, questi fattori hanno un effetto protettivo: più è alta la riserva, migliori sono le prestazioni nei test, al netto delle caratteristiche del tumore. L’impatto della riserva cognitiva è stato esplorato nella demenza, nell’invecchiamento e in altre condizioni. Finora era stato trascurato il suo ruolo nella mitigazione delle disfunzioni cognitive associate ai tumori, perché ci sono molti fattori di cui tenere conto, tra cui volume della lesione, emisfero interessato, regione colpita e tipo di tumore.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)