Passiamo la vita ad imparare a comunicare con gli altri, e quando abbiamo accumulato la giusta esperienza rischiamo di ritrovarci ancora più soli. Perché questa condizione umana, sociale, spirituale che caratterizza tutta l’esistenza, si fa sentire in modo più grave e pesante proprio nella terza età? Ne hanno parlato psicologi, filosofi, giornalisti e scrittori al convegno “Nemica Solitudine. Analisi e proposte per vincere la solitudine dell’anziano”, organizzato dall’Associazione Italiana di Psicogeriatria e dal centro studi Alvise Cornaro. «La solitudine – ha spiegato il professor Marco Trabucchi, presidente Aip – ha un effetto devastante che anticipa la morte». E’ un fattore che spesso si aggiunge ad altre patologie croniche, che aumenta del 30% il rischio di demenza e rende più fragile le persone anziane. Chi è solo si ammala di più. Il quadro della situazione è stato tracciato dal professor Diego De Leo, psichiatra e psicoterapeuta, vicepresidente Aip. «I numeri sono severi – ha esordito – Di solitudine soffre la maggior parte degli anziani. Si stima che il 40% degli over 75 non abbia familiari a cui rivolgersi, né una rete di amici, e nel 12% dei casi non ha nemmeno la possibilità di bussare alla porta del vicino di casa».
(Fonte: tratto dall'articolo)