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Milella Liana

La svolta sul fine vita "Ecco quando l’aiuto al suicidio non è reato"

La Repubblica, 23-11-2019, p.18

Rientra nei diritti costituzionali di una persona ottenere un aiuto per morire se le sue condizioni di vita, per via di una gravissima e irreversibile malattia, non sono più degne di questo nome. Ma ciò dovrà avvenire nell’ambito del servizio sanitario nazionale e con il via libera del comitato etico. Un medico avrà il diritto di fare obiezione. Una regola rigida che vale per il futuro, mentre per sanare il passato le garanzie di quanto è già avvenuto dovranno essere «equivalenti ».


La Consulta chiude così il caso Cappato-Dj Fabo. Marco Cappato, il radicale dell’Associazione Luca Coscioni che accompagnò in Svizzera su sua richiesta per conquistare una dolce morte che in Italia non gli era consentita, il dj Fabiano Antoniani, cieco e paralizzato a 40 anni dopo un incidente nel 2014. Una sentenza complessa, del costituzionalista Franco Modugno, motiva la decisione del 25 settembre e risponde al caso aperto a febbraio 2018 dai giudici di Milano con il ricorso alla Corte. Cappato, imputato di aiuto al suicidio, fruirà del bollino di incostituzionalità che la Corte ha messo solo su un pezzo dell’articolo 580 del codice penale. «Sentenza storica» per l’associazione Coscioni. Ma dalla Consulta giunge una nuova bacchettata al Parlamento che ha mancato l’occasione, pure offerta dalla stessa Corte nel 2018, di cambiare la legge. Dodici mesi persi, neppure un testo base condiviso, ora bisognerà ricominciare daccapo.Di fronte all’articolo 580 e al caso Cappato-Dj Fabo, la Corte ha scelto di confermare che il reato di aiuto al suicidio continua a esistere per tutelare «le persone più deboli e vulnerabili da interferenze esterne in una scelta estrema e irreparabile ». Ma esiste «un’area circoscritta » in cui l’incriminazione «non è conforme a Costituzione».


Gli alti giudici parlano dei tanti casi Dj Fabo che cercano un aiuto per chiudere una vita che non è più vita. Persone sottoposte a trattamenti di sostegno vitale, come idratazione e alimentazione artificiale, ma affette da una patologia irreversibile, «fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche ». Sono persone ancora capaci di prendere «decisioni libere e consapevoli». Per costoro un aiuto per uscire dalla vita è possibile. Come già stabilisce la legge sul fine vita del 2017. La verifica spetterà a strutture del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico competente.

(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)

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Autore (Cognome Nome)Milella Liana
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2019
Pagine18
LinguaItaliano
OriginaleSi
Data dell'articolo2019-11-23
Numero
Fonte
Approfondimenti Online
FonteLa Repubblica
Subtitolo in stampaLa Repubblica, 23-11-2019, p.18
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)
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Milella Liana
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Parole chiave: Fine vita