S.O.F.I.A. (Sostenere Ogni Famiglia in Autonomia) è una startup innovativa, nata nel 2021 a Villesse (Gorizia), da Silvia Fabris, educatrice, ed Annapaola Prestia, psicologa, per coniugare la tecnologia e la qualità della vita di un anziano affetto da demenza e della sua famiglia. Per fare ciò, spiegano le fondatrici, è sufficiente integrare i servizi con la domotica, così da consentire alla persona malata di godere di una buona autonomia e al caregiver di poter contare su un monitoraggio discreto e a distanza. La domotica si propone così una valida alternativa, anche economica, alla presenza, non sempre gradita dall'anziano, di una badante.
La nuova startup va a domicilio, parla con le persone e cerca di offrire soluzioni personalizzate, a misura della singola situazione, insieme ad un’informazione adeguata perché molto spesso le famiglie non sanno a chi rivolgersi. In concreto S.O.F.I.A. propone un team di una cinquantina di professionisti per offrire un servizio multidisciplinare attraverso la cosiddetta Internet of things, facendo dialogare gli oggetti di uso quotidiano per rendere la casa "intelligente" e fornendo soluzioni domotiche a costo accessibile. Per esempio sensori gps da inserire nelle scarpe; tappeti intelligenti che segnalano se la persona si è alzata dal letto; app che permettono alla persona di parlare con i propri cari o con il medico attraverso la tv. Le due promotrici stanno anche lavorando ad un filone di riconversione degli hotel: strutture che desiderano domotizzare anche solo un paio di stanze e dedicarle alle famiglie di persone affette da demenza che vogliano passare un periodo di vacanza fuori casa, senza rinunciare alla sicurezza.
Una camera dotata di sensori letto, tappeto anticaduta, sensori porta, gas e acqua, con i colori delle pareti scelti a contrasto, le luci a fotocellula, la porta del bagno scorrevole, i mobili dall’aspetto più casalingo, per permettere anche a chi ha una demenza di passare un periodo sereno in un ambiente sicuro. Non solo, il familiare sarà tranquillo, sapendo che, ad esempio, se il suo caro si alza, di notte, il tappetino anticaduta emetterà un suono, il sensore del materasso invierà una notifica sul cellulare, se l’acqua del bagno rimane aperta la fotocellula la chiuderà, se la persona esce dalla porta di camera il sensore lo allerterà immediatamente. Inoltre, tramite uno speciale device da installare sulla TV della camera, la persona con demenza potrà comunicare a distanza con il proprio medico, oppure effettuare le sedute di stimolazione cognitiva con il proprio psicologo di fiducia, o quelle di stimolazione motoria col fisioterapista, durante le quali il familiare potrebbe uscire.
Con l’aggiunta di un orologio dotato di sensore gps, il familiare saprebbe in ogni momento, attraverso un’app scaricabile sul proprio cellulare, dove si trova il proprio caro, se sta in piedi o è caduto, conoscerne pressione e battito cardiaco. Infine, con il supporto di alcuni professionisti in loco, l’hotel potrebbe organizzare gruppi di stimolazione cognitiva e di passeggiata. La domotica permette di massimizzare le risorse, dimezzando le spese sanitarie e riducendo il ricorso ai farmaci per il controllo dei disturbi comportamentali; migliorando, in una parola, la qualità della vita di tutti gli attori coinvolti nell’ecosistema “famiglia con demenza”.
Se poi questa stessa app viene acquistata, una volta sola, da tutti gli appartamenti del condominio allora la tecnologia costerà ancora meno e il condominio diverrà inclusivo per tutti, anche per i giovani che, magari, utilizzeranno i sensori per i loro bimbi piccoli e poi per loro stessi, una volta divenuti anziani, aggiungendo un device alla volta, dalla medesima infrastruttura, allorquando ne sorga il bisogno. E se poi, tramite rete wireless, la medesima app si estende ad un intero isolato o ad un quartiere, ad un piccolo comune o alla grande città si sarà compiuto un grande passo avanti nella cura dell’anziano e della demenza.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)