Il Codice Europeo contro il Cancro, il documento coordinato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) per conto dell’Organizzazione mondiale della sanità, raccomanda di non impiegare la terapia ormonale sostitutiva. L’assunzione di questa terapia (che consiste nella somministrazione di estrogeni, quasi sempre associati a un’adeguata dose di progestinici) va a “compensare” quelli che si perdono con la fine del ciclo mestruale, in modo da riportare l’organismo a una situazione di equilibrio simile al periodo precedente alla menopausa, riducendo o azzerando gli eventuali sintomi.
Per questo, raccomandano gli esperti italiani, bisogna procedere ad una prescrizione su misura valutando caso per caso un insieme di parametri. Inoltre va considerato che i vari trattamenti attuali sono migliori rispetti a quelli utilizzati in passato, sui quali però si basano gli studi che hanno portato alle conclusioni contrarie alla Tos. Quanto al rischio di tumore al seno, uno dei principali timori delle donne da quando, nel 2002, un ampio studio americano ha osservato un lieve aumento dei casi di tumore del seno nelle donne che assumevano estrogeni e progestinici, va considerato che il rischio è molto piccolo.
Si riferisce inoltre a stime condotte su donne che hanno assunto farmaci poco impiegati in Italia, dove invece si prediligono molecole più vicine a quelle naturalmente prodotte dall’organismo, e a dosaggi più elevati rispetto a quelli in uso nel nostro Paese. Infine è legato a periodi di assunzione molto lunghi (più di cinque anni). È quindi ragionevole non eliminare del tutto l’ipotesi di ricorrere alla terapia ormonale sostitutiva soprattutto se i disturbi legati alla menopausa sono molto intensi.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)