Le società occidentali cominciano ad essere prigioniere di elettori in pensione, le cui priorità, stati d'animo e nostalgia determinano gli interessi generali. Qualcosa come un "chi se ne importa di chi viene dopo". Politicamente, gli over 65 sono una banca dei voti molto attraente (e ai politici mancano voti, più degli elettori). Sono decisi e bellicosi:non amano i partiti democratici! Ma la questione non finisce qui perché hanno tempo, un ragionevole grado di benessere, una buona forma, anelano a cause vitali e sono sempre più introdotti (e gestiti) nella rete, da qui il loro ruolo progressivo nei movimenti più radicali. Il voto degli anziani è stato decisivo per il congedo della Brexit o la vittoria di Trump, avvenimenti di una radicalità incontestabile, legati ad un passato idealizzato che non tornerà. Le pensioni sono, ovviamente, un diritto duramente guadagnato, ma non dovrebbero nuocere alle assunzioni dei giovani, le cui condizioni di lavoro non saranno mai quelle dei baby boomer (nati dal 1957 al 1977). Nessuno insegna ad essere giovane o ad essere vecchio. L'età è saggezza, esperienza e maturità, ma tende anche ad essere egoista e a bruciare le navi alle spalle. E, ultimamente, si traduce nel diritto ad essere un cittadino che antepone il proprio benessere a quello delle generazioni successive.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)