La vita davanti a sé, romanzo del 1975 di Romain Gary, era già diventato un film nel 1977, ambientato in Francia.
La versione che Edoardo Ponti (figlio di Sophia Loren) porta su Netflix dal 13 novembre sposta tutto a Bari e soprattutto sembra enfatizzare quegli aspetti del racconto di cui sopra. Madame Rosa prenderà con sé un bambino difficile, un ladruncolo che l’aveva derubata, rompe la sua barriera di sfiducia fino a che, con il tempo, sarà lui ad occuparsi di lei, devastata dai ricordi e dalla demenza senile. Il calore umano, la gentilezza e i buoni esempi trasformano un bambino-ladro, disilluso e refrattario all’affetto, in un vero essere umano. Lacrime. Sipario.
Ponti fa di La vita davanti a sé un film di anziani, cioè un film in cui il punto di vista su tutto è invaso da una saggia ed esperta quiete che non ha nulla di fiammeggiante, molto di rassegnato e riesce a far sempre dominare un sorriso bonario. Anche quando seguiamo le peripezie da Dickens del bambino-ladro l’impressione è sempre che quel che stiamo vedendo siano i bambini come li immaginano e li guardano gli anziani, sempre con una tenerezza esagerata, dotati di un’autoconsapevolezza che invece non hanno mai.
(Fonte: tratto dall'articolo)