Quando si parla di Alzheimer, si parla di un’emergenza di salute pubblica poichè nel mondo ci sono 46,8 milioni di persone affette da una forma di demenza, cifra destinata a raddoppiarsi ogni 20 anni. Nel Piano Nazionale Demenze, approvato l’anno scorso, sono inserite le indicazioni per migliorare le cure e l’assistenza sia agli anziani che ai parenti, ma l’autonomia delle singole Regioni in materia di spesa sanitaria ha portato a diverse attuazioni, con un grande divario tra Nord e Sud. Infatti mentre nel Nord si fa ricorso alle residenze sanitarie assistenziali (Rsa), la maggior parte del Mezzogiorno si affida alle badanti. Comunque un posto in una Rsa (quasi sempre private e convenzionate) può costare anche 2 mila euro al mese e altrettanti, per paziente, ne spende ogni Regione. In queste strutture «Si svolgono attività in giardino e si organizzano colloqui individuali e letture - racconta Marika Le Penne, assistente sociale all’Istituto Geriatrico Golgi di Abbiategrasso -. Abbiamo di fronte degli esseri umani e ogni giornata vissuta al loro fianco è unica. Le reazioni di queste persone sorprendono anche noi». Nonostante i quasi 150 «Alzheimer Caffè» presenti in Italia dove ammalati, parenti e assistenti sociali si incontrano per dare sfogo all’esperienza, il lavoro per aiutare coloro che sono colpiti dalla malattie e i loro parenti è ancora tanto. L’obiettivo è costruire della «città solidali» in cui il primo passo è l’educazione nelle scuole e il secondo deve puntare a coinvolgere la società: forze dell’ordine, commercianti, uffici pubblici. Tre sono le parole-chiave: dignità, libertà e autonomia. Con un’atmosfera «friendly», il malato tornerà a sentirsi umano e la famiglia potrà gestire i propri problemi al meglio.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)