I dati epistemologici e statistici sembrano indicare la riduzione del rischio dell’aumento di malati di Alzheimer, corroborando l’efficacia di misure preventive. In Spagna, Olanda, Regno Unito e Svezia uno studio (Lancet Neurol. online il 21 agosto 2015) ha mostrato che, nel Regno Unito e in Spagna, i malati di Alzheimer sono diminuiti, nelle ultime generazioni, del 22% e del 43% e in Olanda e Svezia il dato è stabile. In molti Paesi sembra si sia ridotto della metà il rischio di ammalarsi di Alzheimer, anche se ancora non si è compresa la causa che scatena la malattia. Uno dei motivi potrebbe essere la regressione delle malattie cardio-vascolari, quindi forse il mantenimento di una buona circolazione del sangue contribuisce alla buona salute del cervello. Altro dato interessante è il fatto che è bassissimo il numero di malati di Alzheimer tra laureati e generalmente persone con attività intellettuale rilevante (fanno eccezione obesi e diabetici). È probabile che ad una maggiore cultura corrisponda una cura e attenzione verso il proprio benessere; esercizio fisico, niente fumo, poco alcol, dieta sana, normale colesterolo nel sangue, peso corporeo nei limiti, controllo della pressione arteriosa, cura della depressione e dell’eventuale diabete. Inoltre l’attività intellettuale è considerata da alcuni gerontologi una ginnastica per tenere attivi i neuroni il più a lungo possibile. Sono dati da prendere con cautela, il numero delle persone colpite continua comunque a crescere per l’aumento della popolazione oltre gli 85 anni. Anche se il rischio di ammalarsi pare diminuito del 20% in ogni gruppo d’età di 10 anni, un aumento di 4 volte il numero attuale nei prossimi decenni è considerato ancora probabile (Alzheimer’s & Dementia 7,80-93,2011).
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)