Le persone danno un senso alla demenza in modi diversi e con parole diverse. Come ricorda Alzheimer Europe la percezione di questa sindrome varia secondo cultura. Alcuni gruppi etnici non hanno una parola specifica per descriverla ricorrendo a parole comuni. In questo complesso di approcci diffusi all’interno dei diversi gruppi etnici rientrano molte presupposizioni sui compiti della famiglia sulla differenziazione dei ruoli per genere, sulla centralità delle proprie convinzioni religiose, secondo modelli di organizzazione familiare di tipo patriarcale.
In certe culture questo si traduce nella convinzione che sia responsabilità esclusiva della famiglia assumere questo compito: perché la demenza è una conseguenza naturale dell’invecchiamento, perché è compito dei figli assistere i genitori, perché non ci si fida delle cure esterne. Per questo Alzheimer Europe sostiene che chi opera nei servizi sociali deve sviluppare una coscienza culturale, sensibilità culturale, competenza culturale.
In altre parole la strada per migliorare le cure passa dall’entrare in contatto con la persona e conoscerne le abitudini religiose e culturali, anche ad esempio, in relazione del ruolo assolto dalle donne. Serve per questo un’alleanza con la famiglia perché, spiega Alzheimer Europe, i familiari conoscono la vita della persona, le sue preferenze, la sua storia, il suo ambiente. Tutto questo gioca un ruolo fondamentale nell’offerta di servizi culturalmente adeguati, in un rapporto di sostegno reciproco tra operatori e familiari.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)