Nella presentazione del congresso nazionale della Società Italiana per lo Studio dell’Arteriosclerosi (SISA) gli organizzatori hanno sottolineato la volontà di discutere anche del ruolo che l’ambiente esercita nel determinismo della malattia cardiovascolare su base aterosclerotica e dell’impatto che l’inquinamento ambientale può manifestare sui processi di sviluppo del danno vascolare aterosclerotico e sulla epidemiologia della malattia cardiovascolare ischemica.
Una delle prime sessioni del convegno è stata dedicata a questo tema e Agostino Di Ciaula, presidente del comitato scientifico ISDE (Associazione Medici per l’Ambiente), che ha illustrato i meccanismi ormai chiari che legano l’esposizione a particolato e inquinanti gassosi con la promozione di ipercolesterolemia, la formazione e l’aggravamento di placche arteriosclerotiche. “Evidenze ormai solide – ha affermato Di Ciaula – dimostrano strette relazioni causali tra esposizioni involontarie a inquinanti atmosferici e patologie estremamente diffuse come le dislipidemie aterogene, la cardiopatia ischemia e le malattie cerebrovascolari”.
Il rischio legato all’inquinamento inizia molto precocemente, già in età adolescenziale ed è indipendente da scelte individuali. Questo apre fondamentali prospettive di prevenzione primaria, che però oltre all’educazione sanitaria (dieta salubre, attività fisica costante) devono necessariamente riguardare la riduzione dell’immissione di inquinanti nell’ambiente. Questo obiettivo diventa prioritario alla luce dell’elevata incidenza di malattie cardiovascolari e dell’evidenza, ricordata dall’Organizzazione mondiale della sanità, che oltre l’80% dei residenti in aree urbane subiscono concentrazioni atmosferiche di inquinanti superiori ai limiti di sicurezza.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)