Sabato mattina di primavera, cielo sereno. Nel parco Aluche, a Madrid, si giocano contemporaneamente due partite di bocce, pubblico compreso. Luis Ugarte, 82 anni, guarda pensieroso le palle di metallo cadere sul campo. Piega le gambe, allunga il braccio destro e tira. "Imparate qua!", grida, sostenuto dalla sua famiglia. Le squadre sono composte da anziani giocatori, la prima dose del vaccino li ha incoraggiati a riprendere un’attività che avevano abbandonato, ormai un anno fa, per paura del contagio. Sanno molto bene che una singola dose non li immunizzerà contro il virus e aspettano aprile per la seconda, ma il bel tempo è arrivato insieme alla voglia di tornare alla vita di prima. Alcuni confessano persino di aver lanciato le loro bocce nella spazzatura, in uno sfogo contro l'odiata nuova normalità.
Anche perché, dato che i centri per anziani sono ancora chiusi, "bisogna pur fare qualcosa", dice Ugarte. "Abbiamo già perso troppo tempo, e a questa età il tempo è una cosa molto seria", conclude. La maggior parte dei giocatori ha più di 80 anni. Altri giocatori più giovani hanno continuato a giocare nonostante la pandemia, ma individualmente, uno contro uno. Questa ‘aggregazione’ di partecipanti è qualcosa di recente. "Le bocce sono un gioco molto sicuro", dice Paco Pascual, un settantenne che difende questo sport di squadra dove sembra facile mantenere una distanza di sicurezza.
Come la metà degli ottuagenari di Madrid, Fernando Herráez, 81 anni, sta ancora aspettando la prima vaccinazione, ma non fa altro che parlare del vaccino. Chiedi a coloro che l'hanno ricevuto se hanno notato sintomi particolari o se mostrano qualche segno di rinnovato vigore. Lui non vede i suoi nipoti da quando la terza ondata del virus ha colpito la regione.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)