Nonostante l’Italia sia il Paese europeo con la popolazione più anziana, dato che il 21,4% degli italiani ha più di 65 anni, è anche l’unico a non avere effettuato una riorganizzazione organica del sistema di continuità assistenziale. Lo denuncia l’ultimo rapporto dell’Irccs Inrca (l’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico per anziani), sottolineando che è la famiglia che si deve far carico di questa situazione. Infatti nel nostro Paese sono almeno un milione le persone che si dedicano ad assistere i parenti non più autosufficienti. Nonostante esista una legge per il diritto alla salute, la numero 833 del 1978, che dovrebbe garantire le cure per qualsiasi malattia e senza limiti di tempo, ma spesso viene disattesa. In Italia per la cura degli anziani sono previste due strade: la «domiciliarità» che secondo l’Auser interessa 2,5 milioni di anziani e la «residenzialità», dove le strutture (pubbliche o private) ospitano, secondo i dati aggiornati al 2013, 278 mila anziani autosufficienti e non. Il problema che i Fondi per le politiche sociali sono continuamente decurtati, anche se ora il Governo vorrebbe destinarci gli introiti della “Web tax”. Anche perché riuslta che oltre il 70% degli anziani ha un reddito inferiore a 14.600 euro netti, che non permette di assumere badanti né di poter chiedere il ricovero nelle strutture preposte, che, nel settore privato, chiedono 3-4000 euro al mese. Per le pubbliche, dove l’assistito deve partecipare con circa la metà della somma, il problema è l’accesso alla prestazione, con liste d’attesa che si protraggono per anni.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)