Gli anziani, nel paese del Sol Levante, si sentono disprezzati. Li chiamano la generazione di platino; il termine è rougai (vecchi rompiscatole), perché sugli autobus sbuffano per avere il posto a sedere o, in macchina, si comportano come “terroristi al volante” anche se hanno riflessi ormai rallentati. Per rispondere alle infamanti accuse di “rincretinimento”, si sono messi a comporre poesie. Cosa c’è di meglio per dimostrare di non essere ancora nella fase del decadimento cognitivo? Così, a Tokio, mettono su dei club di poesia; detta haiku. In pratica, si tratta di versi redatti secondo norme rigorose imposte dalla tradizione e che fanno riferimento ad esperienze vissute di recente. Gli over 70 (ma alcuni rasentano i 90 anni) fanno delle collette e affittano i locali dove si tengono le gare di haiku; c’è un sito che informa sulle finalità dell’incontro che, di solito, è quello di rinsaldare l’amicizia ed esercitare la mente. Compongono i loro haiku poi li leggono e se li votano reciprocamente (ognuno ha diritto a 5 voti), motivando l’interpretazione. Lo scopo non è proclamare un vincitore ma tornare, attraverso la poesia, a discutere del quotidiano; da dove parte la loro ispirazione. I poeti della terza età sono soddisfatti così, al massimo potranno essere accusati di essere languidi sognatori.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)