Il tema della “vaccine hesitancy” è tornato attuale negli ultimi mesi, dopo la diffusione della pandemia da Covid-19 che ha ridotto in modo significativo l’adesione alle offerte vaccinali a tutte le età.
Dopo i cali delle coperture degli anni 2010-2014 e la ripresa grazie al Piano nazionale di prevenzione vaccinale (Pnpv) 2017-19, e alla L. 119/2017 (Legge Lorenzin), si è entrati in una fase nuova.
Dal 2015 al 2018 ci sono stati incrementi per l’antipneumococcica (+3,2%) e l’antimeningite C (+14,1%). Anche l’antimeningococco B (+28,3%) e l’anti-rotavirus hanno registrato aumenti, anche se non ancora ottimali.
Dall’altro lato dobbiamo registrare il mancato raggiungimento degli obiettivi per le nuove vaccinazioni dell’anti herpes zoster e dell’antipneumococco negli anziani.
Ancor più preoccupante il calo delle adesioni ai vaccini dell’adolescenza
La prima considerazione riguarda la conclusione del triennio 2017-2019 di applicazione del più avanzato ed efficace Pnpv degli ultimi anni.
Il bilancio complessivo è in chiaroscuro: da un lato le vaccinazioni dell’infanzia che, con l’aiuto determinante della Legge Lorenzin, hanno raggiunto e in alcuni casi superato gli obiettivi programmatici e di sicurezza; sulla scia dei 10 vaccini obbligatori, si registrano anche gli incrementi significativi delle altre al 40% nelle adolescenti 12enni e l’antimeningococcica quadrivalente ACWY a meno del 30% nei 18enni.
Un discorso a parte merita l’antinfluenzale con le adesioni negli anziani che non hanno ancora raggiunto i livelli di copertura pre-caso Fluad.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)