La Camera del lavoro (CGIL) di Bergamo denuncia un fenomeno in rapida crescita, che si sta estendendo dalla Lombardia all’Emilia Romagna, e che, per via di un buco normativo, è perfettamente legale. Molte badanti straniere, con estremo bisogno di lavoro e con poca conoscenza della lingua, firmano, presso alcune cooperative, dei documenti pensando siano contratti di lavoro. Invece stanno aprendo una partita Iva e si stanno iscrivendo alle Camere di Commercio locali. Le cooperative trovano lavoro alle assistenti familiari presso le famiglie e, una volta al mese, consegnano loro le busta paga e l'assegno. In realtà si tratta di fatture e l'importo intascato (circa 800- 900 euro al mese) è lordo, quindi, da sottoporre a tassazione e oneri contributivi. Le badanti credono di essere in regola finché non ricevono cartelle esattoriali salatissime. Il fenomeno ha ripercussioni pesanti sia per le lavoratrici che per le famiglie degli anziani, costretti a firmare clausole che prevedono un’esclusiva dell’agenzia nei confronti della lavoratrice attraverso un sistema di pesanti penali. A Modena sarebbero oltre settanta le situazioni di questo tipo e decine le denunce all'ispettorato del lavoro che fatica a districare la matassa, perché, in alcuni casi, le cooperative fanno capo ad aziende straniere e non regolarmente registrate in Italia. Purtroppo le normative attuali non consentono di dichiarare l’illegittimità di questa prassi; ma è fuori dubbio che le cooperative in questione approfittano di lavoratrici deboli contrattualmente e di clienti deboli emotivamente. Inoltre, per come sono strutturate le cooperative, stanno diventando il sistema perfetto per aggirare le leggi sul lavoro, pagare poco i dipendenti e creare un sistema di dumping salariale legalizzato.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)