Le case farmaceutiche investono in ricerca contro il cancro, ma anche Alzheimer e Parkinson godono di grande attenzione, mentre sono trascurate le malattie provocate dai parassiti, quelle ormonali o genito-urinarie, ma anche quelle respiratorie o dermatologiche. Scarsissime le ricerche sulle malattie rare. Questo dicono i dati sulle cosiddette “pipeline” aperte da Big Pharma, i lunghi “canali” che cominciano il loro percorso quando nasce l’idea per un nuovo medicinale e lo concludono, dopo fasi di sperimentazione e registrazione, con l’approvazione e la vendita. Per Mario Melazzini, direttore dell’Agenzia del farmaco (Aifa), la recente decisione di Pfizer di interrompere la ricerca per Parkinson e Alzheimer è più che altro dettata da strategie commerciali. Dai dati dello studio inglese Pharmaprojects della Pharma intelligence, che riguarda le “pipeline” avviate in tutto il mondo, nel 2017 erano aperti per l’Alzheimer 376 studi e per il Parkinson 246, piazzandole rispettivamente come la settima e la diciottesima malattia nella classifica di quelle che godono del maggior numero di ricerche. Non è detto però che avere una “pipeline” aperta porti al farmaco, infatti per gran parte dei medicinali nemmeno ci si avvicina a chiedere l’approvazione, circa la metà dei prodotti che si stanno studiando adesso non sono nemmeno arrivati alle sperimentazioni vere e proprie. Ad esempio i farmaci approvati dalla Fda, l’autorità americana, nel 2017 sono stati 46, il numero più alto degli ultimi vent’anni.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)