Con l’allungamento della vita media c’è stato un crescendo di spese relative a badanti, case di riposo e altro relativo al dolce rischio della longevità. Per ridurre questo rischio a livello economico ci sono le polizze Long Term Care (Ltc), strumento già molto diffuso all’estero, che, nell’ipotesi che l’assicurato abbia perso la capacità di svolgere alcune delle principali azioni della vita quotidiana danno diritto a un assegno annuo oppure alla prestazione di assistenza. Le Long Term Care si attivano anche nel caso in cui la non autosufficienza sia legata a malattia, infortunio o anche soltanto alla vecchiaia. Per l’Istat, la popolazione degli ultra 65enni passerà dal 20,3% attuale al 33% nel 2030 con un’incidenza nel numero di persone non autosufficienti dai 2,1 milioni attuali ai 3,5 milioni, cosa che comporterà una sempre maggiore richiesta di assistenza sanitaria con la necessità di integrare pubblico e privato, come affermato da Fiammetta Fabris, direttore generale di UniSalute. Le copertura Ltc sono di due tipi, una ad accumulazione e l’altra a ripartizione, nel primo caso permette di accumulare un piccolo capitale durante gli anni a cui la compagnia attingerà per pagare un capitale una tantum, o una somma prefissata per tutto il periodo nel quale si verifica la condizione di non autosufficienza che può durare anche per tutto il resto della vita. Questa formula conviene ai più giovani, coloro che hanno più tempo per costruire il capitale (anche perché, superata una certa età, richiede il pagamento di premi salati).Le polizze a ripartizione prevedono un premio annuo che servirà a coprire l’eventuale caso di non autosufficienza in quell’anno. La compagnia pagherà tutte le spese socioassistenziali fino a una cifra massima mensile, per tutto il periodo nel quale si verifica la condizione di non autosufficienza o ad erogare il servizio di cure e assistenza. Ovviamente ogni contratto va letto con attenzione per capire che cosa prevede esattamente.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)