Negli ultimi decenni in Italia è aumentato il peso demografico della componente di popolazione over 65. Dal 15% del 1991 si è passati al 22% del 1 gennaio 2016 ( Istat). L'invecchiamento della popolazione non spiega tutto il processo; per interpretare intensità e dinamiche di tale fenomeno bisogna guardare alla base della piramide delle età. Il forte calo dei tassi di fecondità che ha riguardato il nostro Paese ha prodotto un crollo delle nascite e quindi una crescita del peso della componente più anziana sul totale della popolazione. Le previsioni evidenziano che gli over 65 arriveranno a 20 milioni nel 2050 con una forte componente di over 80 (8-9 milioni). Questa nuova struttura demografica provocherà trasformazioni sociali, culturali, economiche e persino politiche. In circa 30 anni, l'indice di dipendenza anziani ( ultra 65enni su popolazione attiva) è destinato a passare dai 37 anziani ogni 100 adulti in età lavorativa, a 65 ogni 100. I maggiori costi sanitari e e pensionistici imporranno la riorganizzazione del welfare. La componente migratoria non è una soluzione perché, anche i tassi di natalità delle madri straniere, iniziano a scendere. Ad un fenomeno "quantitativo" imponente, come l'invecchiamento in atto, si può rispondere solo con soluzioni di tipo "qualitativo" favorendo, negli anziani ancora giovani (65-74 anni), l'adozione di comportamenti e stili di vita virtuosi in grado di valorizzare il loro apporto come "patrimonio demografico". Altro cambiamento necessario sarà di tipo culturale: teso a ripensare " la soglia di ingresso" nell'età anziana.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)