Negli ultimi decenni in Europa i sistemi di cura per gli anziani non autosufficienti hanno goduto di una crescente spesa pubblica, un continuo aumento di beneficiari e un ampliamento delle responsabilità pubbliche. Oggi si assiste ovunque all’introduzione di riforme volte alla riorganizzazione e riduzione della spesa pubblica dedicata a questi settori, riforme che sono da imputare a due elementi di carattere socioeconomico: il progressivo invecchiamento della popolazione e la crescente partecipazione femminile nel mercato del lavoro. In base alle stime fornite dalla Word Bank1 nei prossimi 45 anni la popolazione mondiale passerà da 7,2 a 9,5 miliardi di persone. La coorte di popolazione più bisognosa in termini di cure, quella con più di 85 anni, aumenterà del 281%. Secondo le stime fornite dalla Commissione Europea (2015) rispetto alla totalità della popolazione anziana, tra il 2013 e il 2060, in Europa la quota di ultraottantacinquenni passerà da poco meno di un terzo della popolazione al 41%, mentre in Italia questa quota raggiungerà poco meno del 50%. La crescente partecipazione femminile nel mercato del lavoro ha comportato un’esternalizzazione della domanda di cura verso gli operatori pubblici o privati. Inoltre, il progressivo innalzamento dell’età pensionabile ha innescato un meccanismo che influisce sulla disponibilità di cura dei caregiver familiari. Sin dagli anni ’90, nonostante differenti tentativi di riforma, il sistema di LTC italiano è stato caratterizzato da un’inerzia istituzionale che ha lasciato intatto l’orientamento del sistema, basato sulla centralità dei trasferimenti monetari e a supporto delle risorse familiari in quanto elemento cardine del processo di cura. Francia e Belgio rappresentano due esempi virtuosi nel contesto europeo. Sin dagli anni Novanta in Francia sono stati introdotti diversi strumenti a supporto dello sviluppo di un mercato di cura, specialmente rivolto alle cure domiciliari: detrazioni fiscali, voucher di cura e nel 2005 il voucher “Cheque emploi service universel”, creato con l’obiettivo di semplificare ed estendere l’accesso ai servizi formali di cura. Un approccio simile ha guidato le riforme del sistema di LTC belga. In Francia la possibilità e l’intensità delle prestazioni sono proporzionali sia al livello di non autosufficienza del beneficiario che al reddito dello stesso, garantendo alle fasce più povere della popolazione l’esenzione della compartecipazione alla spesa. Al contrario, la principale prestazione del sistema italiano, sia per spesa pubblica che per numero di utenti – l’indennità di accompagnamento - non prevede la modulazione dell’importo in base alle caratteristiche e necessità dei beneficiari e soprattutto, in controtendenza rispetto alla maggior parte dei Paesi europei, non impone vincoli nell’utilizzo della prestazione. Rispetto ai Paesi analizzati, l’Italia è l’unica nazione che presenta una chiara relazione inversa tra accesso ai servizi e prestazioni e reddito familiare. Nel 2012, rispetto alla totalità dei beneficiari delle prestazioni monetarie, solo il 43% ha un reddito compreso nel primo quintile della distribuzione dei redditi, ovvero, il 20% più povero della popolazione. Negli altri Paesi analizzati questo valore supera il 50%, e in Svezia e Belgio raggiunge valori addirittura superiori, rispettivamente 64% e 67%. Prendendo in considerazione i servizi domiciliari la situazione non cambia: sia l’intensità che il tasso di copertura in Italia crescono al crescere del reddito familiare. In Italia e Spagna, rispettivamente il 18% e il 20% della popolazione anziana affetta da problemi connessi alla non autosufficienza riceve servizi di cura domiciliari formali, mentre in Francia e in Belgio questa quota sale ben oltre il 50%. Questi dati indicano che l’assenza di una proporzionalità dell’importo delle prestazioni monetarie, come nel caso dell’indennità di accompagnamento, ha come possibile rischio l’assenza di un’adeguata corrispondenza tra necessità di cura del beneficiario e importo ricevuto. Una duplice penalizzazione delle famiglie con problemi di non autosufficienza a basso reddito.
(Fonte: tratto dall'articolo)