L’invecchiamento della popolazione fa della non autosufficienza uno dei temi“caldi” del dibattito sulla riorganizzazione dei sistemi di welfare. Nei prossimi trent’anni in Italia, la spesa pubblica per la non autosufficienza passerà dall’attuale 1,9% a oltre il 3% del Pil. L’allungamento della vita comporta un maggiore rischio di non essere in buona salute negli anni della vecchiaia. Inoltre, a causa dell’atomizzazione delle famiglie, molti arriveranno a trascorrere questa fase della vita senza la possibilità di ricevere assistenza da familiari o figli. Già oggi, Il 32,8% delle famiglie è composto da un solo individuo, il 20,7% da coppie senza figli. Il 28,7% degli over 65 vive solo e, di questi, il 43% presenta disabilità anche gravi in una o più delle 5 funzioni base che definiscono la non autosufficienza. Emerge il problema delle risorse per fronteggiare questa situazione, tanto più che il costo medio delle rette nelle RSA si aggira sui 2.500€ al mese, cioè più del doppio della pensione media degli italiani (1.450€ lordi). Visti i dati del bilancio pubblico, sarà molto difficile riuscire a stanziare di più. Dal Tavolo di Lavoro sul Tema della Non Autosufficienza promosso dal Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali, emergono risposte non univoche che si articolano su due aspetti: il primo riguarda l’obbligatorietà o meno dell’adesione a forme di protezione dal rischio di non autosufficienza; il secondo riguarda la presa in carico del soggetto non autosufficiente ( quali livelli di servizio devono essere forniti e come finanziarli). C’è, comunque, una totale convergenza del Tavolo sulla necessità di introdurre formule Long Term Care.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)