La fragilità è indotta da un insieme di eventi biologici, clinici ed ambientali che si sovrappongono all’età anagrafica peggiorando la qualità della vita. Soprattutto i disturbi sensoriali interferiscono con l’autonomia, riducendo la capacità di resilienza dell’individuo e inducono perdite significative dell’autosufficienza. Il calo della vista impedisce all’anziano di guidare, peggiorando la sua possibilità di interagire con gli altri e di essere autonomo; la ridotta capacità uditiva impedisce le relazioni ed è spesso causa di depressione e compromissione cognitiva; infine l’alterazione dell’ odorato e del gusto influiscono sulla corretta alimentazione e l’alterazione del tatto può essere causa di lesioni. Il rapporto tra una persona, gli altri e l’ambiente è mediato dai sensi, che devono essere al centro dell’attenzione nei processi di cura. Nella salute e nella malattia, i sensi sono “ponti” e in questa prospettiva ha un ruolo centrale la valutazione multidimensionale geriatrica, cioè la rilevazione di tutti gli ambiti che concorrono a «plasmare» la vita.Il cervello è target dell’azione dei sensi, e modulatore della loro efficienza. Diverse sono le condizioni sociali nelle quali si esprime la condizione di deficit sensoriale e tutte possono portare alla solitudine, nemico più pesante di chi ha una menomazione. Bisogna infatti ricordare che il deficit uditivo induce alterazioni cognitive, che possono essere risolte se si adottano protesi acustiche che permettano di comprendere le parole anche in ambienti rumorosi. Problemi derivano dalla difficoltà, da parte dell’anziano, di utilizzare le protesi acustiche, possono creare un circolo vizioso per cui il deficit uditivo, che provoca alterazioni cognitive e aumento della mortalità, a sua volta è mantenuto da fattori che si frappongono ad interventi curativi. Ci sono anche dei modi per prevenire i disturbi sensoriali, ad esempio l’attività fisica esercita un’azione contro la perdita dell’olfatto legata all’invecchiamento.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)