Il pensionamento è uno tsunami emotivo che può avere conseguenze anche sul fisico? A guardare dall’aumento di stati depressivi, malattie cardiovascolari e un più frequente ricorso a medici e terapie, osservato negli anni dalla Sigg (Società italiana di Gerontologia e geriatria) viene da pensare che l’uscita dal lavoro tanto bene non faccia.
«Intanto bisogna distinguere tra chi era impegnato in mestieri usuranti o che ha patologie e chi invece svolgeva un’attività gratificante che è magari stato costretto a smettere: in questo caso c’è il rischio di uno stato depressivo con effetti negativi sulla salute» avverte Niccolò Marchionni, ordinario di geriatria all’Università di Firenze. La depressione, infatti, è un fattore di rischio per la salute cardiovascolare, al pari di diabete, fumo, colesterolo alto. Inoltre i disturbi depressivi legati alla percezione di una perdita di ruolo vengono sottovalutati, anche perché spesso sono oggetto di stigma e ci si vergogna ad ammetterli e quindi a curarli».
Un errore perché portano all’isolamento sociale e alla perdita di contatto con la realtà: fattori che insieme alla riduzione della vista e dell’udito favoriscono l’esclusione e concorrono a gettare le basi di future demenze e deficit cognitivi. La situazione può essere diversa se la cessazione dell’impegno lavorativo è «voluta» e magari sostenuta da uno stile di vita più sano. Così, chi era costretto a una vita sedentaria o mangiava in modo scorretto, una volta in pensione riesce a recuperare facendo più attività fisica e seguendo una dieta equilibrata trovando il modo di occuparsi di sé. Ma, secondo i medici, se il ritiro dal lavoro coincide con giornate passate sul divano, magari mangiando male, diventa un sicuro fattore di rischio cardiovascolare. Tutto è relativo all’uso che si fa del ritrovato tempo libero.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)